A lezione di impresa da un visionario vincente

Marcello Fantuzzi (Newcast) incontra i giovani

«Come me, nel mondo ce ne sono solo due o tre: Silvio, Flavio e ci metto anche Steve Jobs», dove gli altri due sono, rispettivamente Berlusconi e Briatore. Detta da uno qualunque, potrebbe apparire la sparata di un folle megalomane. Ma se a pronunciarla è Marcello Fantuzzi, 37 anni, il fondatore di Newcast Service, azienda partita nel 2003 da 1.700 euro di fatturato e arrivata ai 2 milioni 460 mila appena sei anni dopo, prima che la crisi la ricollocasse intorno al milione e 700 mila euro del 2014: se a pronunciarla è uno così, dunque, un poco c’è da pensarci su. Specie nel contesto in cui Fantuzzi l’ha buttata lì: un incontro di giovani (nel caso specifico, una trentina fra ragazze e ragazzi) con un imprenditore giovane, promosso allo Spazio giovani Mac’è! dal Centro per l’Impiego, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche giovanili, nell’ambito del progetto “Lavoriamo insieme”. Con l’intento, ha precisato la responsabile del Centro per l’Impiego, Grazia Giurato, di “…creare momenti di comunicazione dei giovani con le aziende le istituzioni per capire le nuove necessità del mondo del lavoro”. E anche, ha aggiunto l’assessore Milena Saina, «...per sconfiggere gli atteggiamenti di rassegnazione, mostrando che c’è la crisi, ma ci sono anche aziende come quella di Marcello Fantuzzi».
Che proprio dalla crisi è partito, per smontarne gli effetti autoassolutori e da alibi che potrebbe avere sui giovani esaltando piuttosto la soggettività, la volontà e la speranza. «Siamo in crisi, va bene: e allora? Non può finire tutto: la crisi ci deve solo insegnare a vivere al meglio». E per dare sostanza al concetto, ha ricordato i propri esordi: «Dopo sei mesi che ho avviato la Newcast, a 24 anni, mi trovavo con la casa dei miei genitori, madre casalinga e papà operaio, ipotecata per 340 mila euro. In quel momento – ha sottolineato – la sola cosa che non potevo permettermi era di fallire».

Ora, Newcast Service, per chi non la conoscesse, è un’azienda di punta per Carpi che, grazie alla fusione di due teste come quella di Fantuzzi, formatosi alle Corni come operatore grafico, e del socio Matteo Mantovani, ingegnere dei materiali, ha esteso la prototipazione anche alla produzione per piccole serie o pezzi unici, occupandosi di ingegnerizzazione per i settori più disparati, dall’automotive al biomedicale, passando per la meccanica per il packaging, gli elettrodomestici e le macchine automatiche. L’esperienza nell’automotive si è espressa, fra l’altro, nella progettazione di una cabina di saldatura e di una rivoluzionaria elettrobicicletta, la Ncycle, ideata da un designer albanese che collabora con il Centro stile automotive di Newcast, scelto anche per un nuovo modello di trattore che i Cinesi della Foton Lovol hanno deciso di produrre negli stabilimenti della Goldoni, a Migliarina. Accanto al settore progettazione, prototipazione ed engineering, che rappresentano il nucleo storico di Ncs, l’azienda ha sviluppato Ncs lab all’avanguardia nello studio e nel trattamento dei materiali, e Ncs Rapid inside, che si occupa di componentistica per auto e moto da corsa, patrocinando anche il Rapid Inside Racing Team, una scuderia motociclistica.
Tutto questo, però nella lectio di Fantuzzi – che ha chiamato diversi collaboratori a raccontare le rispettive esprienze in azienda – è rimasto sullo sfondo. Giovane fra giovani, istrionico quanto basta e concedendosi anche vezzi gergali giovanilisti, l’imprenditore ha preferito insistere sul metodo, sulla filosofia del lavoro, sulle gratificazioni che derivano dal ben fatto, sul distinguersi dai “frustrati” che si rassegnano a ridurre i prezzi e sui “farabutti” che glielo impongono (o non pagano proprio), partendo dal postulato che il prezzo è sempre e comunque troppo alto. Lezione americana, verrebbe da dire: un messaggio in stile “The Apprentice”, ma più vero e convincente e, soprattutto, con il sorriso.